Italian Furlan e la sua storia tutta sostenibile

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Italian Furlan e la sua storia tutta sostenibile

Italian Furlan e la sua storia tutta  sostenibile

“Vi presentiamo Italian Furlan, una giovanissima artista amante del riuso e dell’ecologia. Vive in una casa nel bosco, dove si lascia ispirare per dare vita alle sue creazioni.  Ha molti sogni: costruirsi un laboratorio nel bosco, interamente ecosostenibile, e allargare il suo progetto per creare una filiera sostenibile e economia circolare.  Perché il motto di Italian è “Non si spreca nulla e non si butta nulla”

Come è nata la tua passione per il cucito e per l’ecologia?

Già all’età di quattro anni avevo le idee ben chiare: volevo essere un’artista. A otto anni mia madre mi ha portato da due sarte: sono partita senza alcuna conoscenza e lì, nella sartoria, mi hanno insegnato come creare modelli e come costruire un capo e cucirlo.

Il mio primo progetto è stato un abito da principessa interamente in seta. Ci ho messo cinque anni per terminarlo.

La mia passione per l’ecologia, invece, l’ho coltivata grazie alla mia famiglia, di origini contadine, molto attenta alla natura. Io sono cresciuta tra natura e animali; i miei genitori avevano un’azienda agricola e mi hanno subito trasmesso un’attenzione verso le cose che ci circondano, un amore per il bello e per la vita. Non riesco a immaginarmi un mondo senza questa attenzione a ciò che ci circonda.

Che materiali usi nella tua bottega “arti….ficio”?

Da sempre uso materiali di recupero, come il puriball, buste di tabacco, reti delle patate e la carta. Uso tutto quello che trovo e che si può recuperare e riutilizzare, anche sotto forme differenti. Spesso non mi è possibile farlo con le mie macchine da cucire e quindi cucio a mano.

Con chi lavori principalmente?

Lavoro principalmente con clienti privati. Ma, visto che sono molto eclettica e creativa, negli ultimi anni ho incominciato a lavoro anche con il teatro, associazioni e aziende.

Come ti è venuto in mente di usare i gonfiabili da qui è nato il tuo prodotto più cult l’impermeabile?

Quando Livio, il titolare della ditta Peraria, è entrato nel mio laboratorio e ha visto che usavo tanti materiali di recupero, mi ha detto che lui aveva tanti gonfiabili che a loro volta sono stati realizzati da bottiglie di plastica. Ho incominciato anche io a sperimentare questo materiale, prima facendo delle lampade. Mi sono resa conto però che non era il materiale adatto per questo utilizzo. Una sera piovosa di novembre ero in laboratorio e mi sono resa conto che poteva essere anche trattato come un tessuto e così ho realizzato il mio primo impermeabile. Ho fatto tutti i test, come metterlo in lavatrice, e mi sono resa conto che era un tessuto funzionale e poteva davvero diventare un capo di abbigliamento.  Da quel momento ho incominciato a produrre la mia collezione di trench.

Realizzi solo trench?

No, creo anche cappelli, borsette e ombrelli. Il mio obiettivo è quello di non sprecare neanche un po’ del materiale. Gli ombrelli è il lavoro più minuzioso perché è fatto tutto a mano e, a differenza degli ombrelli in commercio, si può riparare.

Quante persone ci sono in laboratorio?

In laboratorio ci sono principalmente io. Quando ho bisogno di qualcuno, mi appoggio a tre professioniste che mi aiutano a montare i prodotti. Purtroppo, non si trovano persone con una formazione manuale professionale: ad oggi in Italia è difficile avere persone in bottega, anche perché gli artigiani vengono poco sostenuti e incentivati. In questo mondo globalizzato l’artigiano è visto come qualcosa di vintage, ma non nel senso di affascinato e nostalgico, ma nel senso di vecchio e da buttare.

 Che cosa è per te sostenibile?

Sostenibile per me è qualcosa che fa bene a noi e all’ambiente. Penso che il problema più grande dell’uomo è quello di scindere queste due cose che di per sé sono inseparabili. Noi siamo parte di questo posto meraviglioso, il mondo, ma lo sfruttiamo male e in questo modo facciamo del male anche a noi stessi, seppure non ce ne accorgiamo. Il sostenibile, quindi, è un rapporto che valorizza la reciprocità tra uomo e ambiente, la parità. In questo senso, essere sostenibile è giusto e quasi un dovere.

Qual è il sogno che vorresti realizzare tra qui a 10 anni?

Mi piacerebbe che tra dieci anni il mondo della moda fosse il più possibile sostenibile e che imparasse a realizzare abiti sprecando di meno. E’ un obiettivo un po’ presuntuoso, ma vorrei tanto contribuire a cambiare l’economia della moda, ad oggi ancora troppo inquinante e poco sostenibile.

Mi piacerebbe trovare sempre più persone che credono nella sostenibilità e lavorano nel suo rispetto. Produrre in Italia significa anche avere la consapevolezza che nessuno, bambini o adulti, vengano sfruttati: secondo me, oltre alla sostenibilità ambientale, anche quella umana è fondamentale per un mondo più autentico e sano.

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Presenting Italia Furlan, a young artist who is passionate about reuse and sustainability. She lives in a house in the woods, where she gets inspiration for her creations.   Her dreams are: to build a laboratory in the woods, all eco-sustainable, and expand her project in order to create an entirely sustainable and circular supply chain.  Because Italia’s motto is “You don’t waste anything and you don’t throw anything away”

How did your passion for sewing and sustainability develop?

Already at the early age of 4, I had very clear ideas: I wanted to be an artist. At 8 years old my mother took me to two seamstresses who taught me how to create models and learn how to sew. My first project was an all-silk princess dress and it took me five years to complete it. Instead, my passion for sustainability is thanks to my family who have rural origins and therefore very attentive to nature. I grew up between nature and animals, my parents had a farm and they taught me to be attentive to my surroundings, a love for beauty and for life. For me, not being an ecologist and not being attentive to our surroundings is almost inconceivable.

What materials do you use in your workshop “arti….ficio”?

I have always used recycled materials I use tobacco bags, potato nets, paper I use everything that can be reused. Often, I can’t do it with my sewing machines and then I sew it by hand.

Who do you mainly work with?

I work mainly for private clients, theaters and companies.

How did it occur to you to use inflatables to produce your raincoats?

From the meeting with Livio, the founder of “Peraria” company, who entered my laboratory and saw that I used so many recycled materials he told me that he had many inflatables that in turn were made from plastic bottles. I started experimenting with this material first by making lamps, but it was not suitable, then on a rainy evening in November that I was in the laboratory I realized that it could also be treated as fabric and so I made for myself, the first raincoat. I did all the tests, putting it in the washing machine, and realized that it was a functional fabric and really a garment.  From that moment I started producing my own collection of trench coats.

Do you only make trench coats?

No I also make hats, handbags and umbrellas too, because my goal is not to waste any little bit of the material. Umbrellas are the most meticulous work because everything is done by hand and on the contrary of the umbrellas you find on the market these can be repaired.

How many people are in the lab?

Mainly there is me and when I need I support three professional seamstresses who help me to assemble the products. Unfortunately, it is difficult to find people with manual skills in Italy. Artisans are difficult to find especially because they receive little support from the institutions.

In this globalized world, the craftsman is seen as something vintage and old-fashioned which is almost disappearing.

What sustainability to you?

Sustainable is something that is good for us and the environment. We live in this wonderful place which is the world and we treat it very badly, in fact hurting ourselves. So sustainable is for me a relationship of reciprocity and equality. Being sustainable is the right thing.

What’s the dream you’d like to achieve in 10 years?

I would like the fashion world to be as sustainable as possible in 10 years’ time and learn to make clothes by wasting less. It may be a somewhat presumptuous objective, but I would very much like to help change the fashion economy, which is still too polluting and unsustainable to date I would like to find more and more people who believe in and working in sustainability. Producing everything in Italy where we know that people or children are not exploited because, in addition to environmental sustainability, human sustainability is also important


https://arti.ficio.it/